Abbiamo una fortuna. Una sola (tra altre forse, spero per voi) in questo periodo storico strano: l’informazione.
Si parla sempre di più di malattie mentali, di depressione, ansia, disagi e disturbi. Si sensibilizza sempre più una popolazione composta da individui che si scontrano con queste problematiche e non sanno spesso dare loro un nome.
E piano piano, piano eh mi raccomando, un poco più si va verso il “Oh che figo, vai dallo psicologo!” rispetto al “Oddio, sei matta allora?”, che mi ha detto mio padre quando gliel’ho detto la prima volta.
La prima cosa da capire è: chi se ne frega di cosa ne pensano gli altri, il culo è il nostro no? E la mente anche.Ecco, le malattie mentali sono come raffreddori. Da qualcosa derivano, e hanno una cura. Quindi? Quindi bisogna curarli. E se non lo fai? Beh, magari è leggero sto raffreddore, però un giretto dal medico lo dovresti fare comunque.
Io la penso così, siamo tutt* un poco rotti. Ed è proprio per questo che tutt*, ma proprio tutt* dovremmo andarci a fare un giretto dallo psicologo, o “amico psycho“, come lo chiamo io.
Fa bene al corpo, all’anima, ce ne sono tant* da cui provare.
La spesa non è mai troppo alta se usata con lo scopo di farsi del bene, sono professionali e delle personcine carine.
“Non voglio più star male” è quello che ho capito alzandomi dopo l’ennesima notte insonne di due anni fa. Stanca, senza sonno, immersa in giornate uguali che prendevano spazio in anni uguali. Avevo il numero – dato da una coraggiosa amica – di quello che oggi è il mio psycho, ormai parte della mia vita. Ho preso il telefono e ho chiamato questo emerito sconosciuto, che mi ha fissato un appuntamento il giorno dopo facendomi qualche domanda base, alla quale non riuscivo a rispondere talmente erano forti i singhiozzi, piangevo. Perchè piangevo? Che ne so, tutto e niente.
Il mio percorso è iniziato il giorno dopo. Il professionista che avevo davanti mi diceva come prima cosa che non per forza dovevamo starci simpatici, che non per forza dovevo scegliere lui come medico per questa strana avventura. Ma beh, in questo caso ho avuto fortuna e l’ho scelto. Ho trovato subito la mia strada stranamente, ho fatto passi avanti enormi, e poi passi indietro ancora più grossi, e poi piccoli passi avanti. Perché alla fine è così, e noi esseri umani lineari lo siamo poco. Però se c’è una cosa che so è che non mi pentirò mai di quel giorno, di questa scelta, dei soldi spesi per salvarmi l’anima e la mente, delle ore da lui, nascondendolo ai miei genitori che sono cresciuti in una cultura diversa, che non vede al centro il benessere e la salute delle emozioni e che per fortuna inizia a non essere più quella di oggi.
Io se tornassi indietro, quest’uomo di sessant’anni, lo richiamerei piangendo e singhiozzando altre mille volte.Quindi… qual è la tua scusa?
Martina